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Archive for dicembre 2010

Il Natale nella tradizione siro-occidentale.

 Quel bimbo che ringiovanisce Adamo ed Eva

di Manuel Nin

L’anno liturgico siro-occidentale celebra la “nascita di nostro Signore nella carne” dal 25 dicembre al 5 gennaio, con due feste: il 26 quella delle Congratulazioni alla Madre di Dio e il 1° la festa della Circoncisione del Signore. I diversi testi della festa sottolineano con immagini molto vive e contrastanti questo mistero del Verbo eterno di Dio, “il primo e l’ultimo, Dio e uomo, velato e manifesto; tu che mandi la pioggia e la rugiada sulla terra, adesso la figlia dell’uomo ti nutre con delle gocce di latte; tu che siedi su un trono di gloria e fai muovere tutte le cose, adesso gattoni a Betlemme come un bimbo”. Efrem il Siro, nella sua raccolta di inni sulla natività di Cristo, enumera, come in una processione davanti alla grotta di Betlemme, tutti coloro che coi loro doni annunciano i misteri della redenzione adoperata da Cristo stesso. I primi sono i pastori che “vennero a portare beni del gregge: latte dolce, carne pura, belle lodi. Divisero e diedero: a Giuseppe la carne, a Maria il latte, e al Figlio la lode. Portarono e offrirono un agnello da latte all’Agnello pasquale, un primo nato al Primogenito, un sacrificio al Sacrificio, un agnello transitorio all’Agnello vero”. Alla processione verso la grotta, Efrem fa accorrere anche giovani e vergini, anziani e vedove. E la presenza di tutte le schiere, specialmente di vedove e anziani, è collegata da Efrem ad Adamo ed Eva, invecchiati nell’attesa dell’adempimento delle promesse e rinnovati dalla nascita di Cristo: “Gli anziani proclamavano: Benedetto il bimbo che ha ringiovanito Adamo! Lui era triste al vedersi invecchiato e consunto. Benedetto il bimbo grazie al quale sono tornati giovani Adamo ed Eva!”. Alla grotta accorrono anche agricoltori, vignaioli e carpentieri che profetizzano il mistero del bambino neonato: “Vennero gli agricoltori e si prostrarono di fronte all’agricoltore della vita e profetizzarono: Benedetto l’Agricoltore dal quale sarà lavorata la terra del cuore! Vennero i vignaioli e diedero gloria al germoglio spuntato dalla radice di Iesse, grappolo vergine della vigna assetata. Vennero i carpentieri a motivo di Giuseppe presso il figlio di Giuseppe: Benedetto il tuo Figlio, il capo dei carpentieri, grazie al quale fu disegnata anche l’arca. Fabbrica un giogo leggero e dolce per coloro che lo portano”. E intorno alla grotta si affollano anche i bambini, compagni di gioco di Cristo bimbo, e soprattutto testimoni della sua realtà messianica all’ingresso a Gerusalemme: “Gridarono i bambini: Benedetto colui che ci fu fratello e compagno nelle strade. Benedetto il giorno nel quale, con rami, daremo gloria all’albero della vita che ha chinato la sua altezza verso la nostra fanciullezza”. Nell’iconografia della festa, comune alle diverse tradizioni orientali e occidentali, il bambino nato viene fasciato e collocato in un sepolcro, Maria contempla il neonato, Giuseppe, in atteggiamento riflessivo, guarda la scena nel dubbio, due donne lavano il bambino in una vasca che rappresenta un catino battesimale e, in alto, gli angeli annunciano la nascita di Cristo ai pastori e ai magi.

(L’Osservatore Romano – 24 dicembre 2010)

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ATTRAVERSO IL DIGIUNO

IL NOSTRO ANIMO SI PURIFICA

di:

Padre Giulio Maria Scozzaro

È importante riflettere su un’altra conseguenza del digiuno. Digiunando, i nostri animi diventano più puri, vediamo la realtà in modo migliore, ci rendiamo realmente conto di ciò che possediamo, di quanto abbiamo bisogno e di quello di cui possiamo fare a meno. Ci liberiamo dello spasmo interno di volere sempre di più, di credere di aver bisogno di sempre più cose, dimenticando, allo stesso tempo, il valore di quello che possediamo già. Tutto è relativo nella vita. Dobbiamo dare il giusto valore alle cose; per cui, se continuiamo a vivere nella convinzione che le cose materiali sono molto importanti, dimentichiamo di essere solo di passaggio in questo mondo. Cerchiamo di ricordare costantemente che ci sono persone che sarebbero felici se avessero solo un tetto sulla testa, solo un po’ di pane ogni giorno. E quanto più felici sarebbero se avessero quanto abbiamo noi! E, tuttavia, sebbene possediamo così tanto, spesso ci sentiamo infelici ed insoddisfatti. La ragione di questa insoddisfazione sta nel fatto che non vediamo più quanto è essenziale: siamo diventati ciechi nei confronti di ciò che è indispensabile e siamo convinti di avere bisogno di possedere sempre nuove cose.

Solo con il digiuno, comprendiamo cosa sia veramente necessario nella vita; così, rendendoci internamente .liberi attraverso esso, ci muoveremo con più facilità verso Dio e verso la gente. Da questo incontro libero, si verifica la riconciliazione. Più andremo “incontro” al prossimo , meno tempo troveremo per i contrasti, per le cose negative, per le guerre. Liberati dai chiodi del materialismo, potremo muoverci verso gli altri, senza paura di perdere qualcosa di indispensabile, di vitale! Diventeremo così pellegrini in cerca di Dio, impegnati quotidianamente in un rapporto nuovo e libero con il Signore, impegnati, giorno per giorno, ad essere sempre in cammino verso di Lui.

Ciò ci riporta alle parabole del Vangelo in cui Gesù sottolineava l’importanza di essere in “cammino”. Le persone che sono lungo la propria strada, sul proprio cammino, non permettono a nessuno di fermarle. Sono motivate e spinte dalla speranza interiore di incontrare il Signore. Quando le persone hanno perso questa speranza, iniziano a viziarsi, e perfino a farsi del male reciproco!

Nel Vangelo di San Matteo, si legge di un proprietario che piantò un vigneto, lo diede in gestione a dei contadini e poi partì per un viaggio. Quando arrivò il momento della vendemmia, mandò i suoi servi a riscuotere la propria parte di raccolto. Ma gli affittuari risposero aggredendo i servi, picchiandone uno ed uccidendone un altro. Conosciamo anche il racconto delle vergini che non avevano più l’olio. Queste due parabole presentano situazioni in cui il valore dell’attesa è andato perduto.

In altre parole, Maria vuole che siamo sempre pronti a muoverci. Vuole guidarci perché riconosciamo sempre di più ciò che è essenziale e ciò che invece non lo è. I nostri animi saranno più aperti nei confronti di coloro che hanno bisogno. Sarà così più facile riconoscere i bisogni spirituali e quelli materiali di chi ci sta accanto.

Potremmo, pertanto, parlare anche del valore sociale del digiuno. Molte persone, quando iniziarono le Apparizioni, si chiesero: “Perché mai la Madonna non insiste sull’aiuto sociale?”. Ebbene, io ritengo che Ella, proprio attraverso il digiuno, abbia voluto educarci ad approfondire l’impellente esigenza della solidarietà cristiana. E poi, durante questi mesi, quanti inviti ci sono stati rivolti e non sono stati mai ascoltati, perché, nel nostro egoismo e nella nostra presunzione, non ci accorgiamo delle necessità degli altri!?

 

PERCHÉ DIGIUNARE A PANE E ACQUA?

La Madonna, a Medjugorje, ci ha chiesto, dunque, di tornare a praticare il digiuno. Alla domanda: “Qual è il miglior tipo di digiuno?”, la Vergine ha risposto: “Pane ed acqua, naturalmente”. Noi constatiamo che il pane e l’acqua non rappresentano l’unico modo di digiunare, ma il modo “migliore”, secondo l’affermazione dalla Vergine. Inoltre, una persona deve arrivare a digiunare a pane ed acqua progressivamente. Se non si è mai digiunato, può essere molto scoraggiante iniziare solo con pane ed acqua senza avere ricevuto mai una chiamata dal Signore. Ci sono altri modi di digiunare che raggiungono gli stessi fini dentro di noi e, allo stesso modo, ci aiutano ad incamminarci verso il vero digiuno. Per esempio: non mangiare determinati cibi, oppure mangiarli senza condimento; mangiare cose che normalmente non ci piacciono, saltare il dessert o, semplicemente, mangiare molto meno in ciascun pasto: questi sono solo alcuni modi per iniziare la pratica del digiuno. La cosa importante è che si inizi a digiunare, in qualche modo. A Medjugorje tuttavia, viene sempre ribadito il valore del digiuno a pane ed acqua, perché esso ha un profondo significato: il pane è il cibo dei poveri! Avere o meno il pane rappresenta uno dei problemi essenziali della nostra esistenza! Nella Bibbia poi si parla spesso del pane! Dio donò il pane (la manna) al suo popolo durante il cammino attraverso il deserto (Es. 16.). Nei suoi insegnamenti, Gesù parla del pane che è disceso dal cielo. Un angelo portò il pane ed una giara d’acqua al profeta Elia quando questi era sfinito dalla stanchezza (1 Re, 19) e, dopo aver mangiato e bevuto, Elia riacquistò forza e continuò il suo cammino. Non bisogna dimenticare, d’altra parte, che, secondo quanto scritto nel Vangelo, i poveri furono i più vicini a Gesù! Essi infatti mangiarono con Lui, Lo seguirono ed ascoltarono le Sue parole. Dopo aver parlato ad una folla affamata non solo delle Sue parole, ma anche di cibo corporale, Gesù moltiplicò i pani (Mc 8,1-9; Mt 15,32-39). Ed è, moltiplicando il pane terreno, che Gesù preparò il Suo popolo per il Pane del cielo! Essere disposti a vivere di pane ed acqua per una giornata, significa essere disposti ad essere poveri davanti a Dio, ben disposti ad accettare la Sua volontà! Questo significa seguire le tracce dei profeti e di coloro che sono stati scelti perché testimoniassero la loro fede! Il pane è il cibo fondamentale del popolo di Dio e, allo stesso tempo, simboleggia la vita. Anche l’acqua è insostituibile nella nostra vita; essa simboleggia la purificazione spirituale. E il messaggio del Signore, in questo caso, viene ad esprimere due verità: tornate alla vita e vivete. Uscite dalla vostra impurità e siate puri. La Madonna ci chiede di vivere di pane ed acqua per due giorni alla settimana: questo non rappresenta solo il digiuno ideale, è anche il modo ideale per educare il proprio corpo, spirito ed anima. La Madre di Dio ci ha esortati nella piena libertà: ciò significa che, se siamo molto stanchi, o abbiamo lavorato duramente, o non siamo in buona salute, possiamo bere del tè o del caffè o mangiare persino qualcosa.

 

DIGIUNARE A PANE ED EUCARESTIA

Tutto ciò che Gesù disse e fece riguardo il pane era finalizzato alla preparazione del Suo uditorio per un nuovo banchetto, per il Pane che viene dal cielo, nel quale Egli stesso si spezzò e divise per la redenzione e la salvezza del genere umano. Nonostante tutto ciò che Gesù disse e fece per fare in modo che i Suoi contemporanei capissero: che il Suo Corpo ed il Suo Sangue dovevano essere offerti come cibo e bevanda per eccellenza, non venne capito.

Il Suo uditorio respinse questo messaggio, fingendo che le parole fossero difficili e del tutto incomprensibili (Gv 6,52-60).
Mentre noi, scegliendo, in determinati giorni, di non mangiare nulla, tranne che il pane, possiamo capire, mediante l’esperienza personale, quale è il vero significato del messaggio di Gesù. Ci è stata data così la possibilità di scoprire, attraverso la ragione ed il cuore, tutta la realtà del messaggio che Gesù ci ha proposto, rendendosi presente nel Pane Eucaristico! Con l’essere troppo attaccati al contenuto del nostro piatto, corriamo il rischio di perdere di vista il nostro nutrimento fondamentale nel quale Dio ci offre Sé stesso in un modo molto particolare. Per sentire la presenza, durante l’Eucarestia, di Gesù, Figlio di Dio in quel piccolo pezzetto di pane nel nostro corpo, dobbiamo essere prima disposti a soffrire la fame fisica. Altrimenti rischiamo di disprezzarne le briciole! Se consideriamo la pratica seguita dalla Chiesa dei primi anni, che i nostri fratelli ortodossi seguono ancora oggi, cioè quella dell’obbligo di digiunare per diverse ore prima di ricevere la Comunione, capiremo con più facilità quanto è stato detto prima. Se digiuniamo in questo modo per diversi giorni, la realtà diventerà ancora più evidente. Forse i poveri, che conoscono l’importanza ed il valore del pane quotidiano, comprendono meglio il valore del Pane che viene dal cielo. Mentre, il cuore del ricco non è stato aperto nei confronti di quel “piccolo” dono che nasconde un valore infinito! Una mia parrocchiana mi ha confidato che, da quando ha iniziato a vivere di solo pane ed acqua ogni venerdì, la Comunione è diventata per lei un evento più solenne. E’ stupita del piacere fisico che sente quando riceve quel piccolo pezzo di pane nella Comunione. Ogni volta rimane profondamente scossa perché è immediatamente consapevole che, attraverso questo pane, Gesù le viene più vicino!

 

IL MESSAGGIO DI MARIA RIGUARDO L’EUCARESTIA

Il digiuno purifica il nostro animo, al fine di aprirlo maggiormente nei confronti di Dio e degli uomini. Il digiuno ci rende più recettivi nei confronti della Parola di Dio e ci prepara degnamente a ricevere la Comunione. Nuovi spazi si aprono per noi nella celebrazione o nella partecipazione alla Santa Messa e nell’Adorazione di Dio e di Gesù nell’Eucarestia. Per cui il fatto di non comprendere a pieno il Mistero Eucaristico, non ha più alcuna importanza. Ciò che conta, invece, e che l’Eucarestia cominci a vivere e ad agire dentro di noi. In un suo messaggio, la Madonna chiama tutti a impegnarvi perché la Santa Messa rappresenti la vita per voi”. Solo allora, avrà inizio il cammino verso un nuovo rapporto consacrato nell’amicizia tra Dio e l’uomo.

 

IL DIGIUNO NON PUÓ ESSERE SOSTITUITO

A tutti i cristiani deve essere ben noto che tutte le persone che sono state battezzate, indipendentemente dal loro ceto sociale e dalla posizione che occupano, sono chiamate a pregare. Nessuno è esonerato da questo obbligo, né coloro che sono in buona salute nè quelli che sono malati, nè i bambini né gli anziani, né i colti né gli illetterati. Nessuno può allontanarsi dall’uso della preghiera. Ma non a tutti viene chiesto di pregare allo stesso modo. Per esempio, ad una persona costretta a stare a letto, non è mai stato chiesto di recarsi in Chiesa per assistere alla Messa: gli si chiederà di recitare le proprie preghiere a letto. E, per quanto anche i bambini debbano pregare, non si chiederà mai loro di pregare come fanno gli adulti: si dovrebbe, piuttosto, insegnare loro a pregare in maniera ad essi congeniale. La stessa cosa vale per il digiuno! A noi tutti viene chiesto di praticare il digiuno, agli adulti come ai bambini, alle persone malate come a quelle sane. (1) Negli ultimi decenni, il digiuno è stato lentamente sostituito dalle opere di carità. Che noi tutti siamo chiamati a compiere opere buone è innegabile: esse rappresentano uno dei criteri secondo i quali saremo giudicati alla nostra morte (Mt25,3 1-46) Ma il digiuno, tuttavia, non fa parte ditali opere di bene, le quali, al contrario, sono solo il frutto della preghiera e del digiuno. Esse devono essere l’espressione della rinuncia a noi stessi e della nostra penitenza, mentre il digiuno ha un significato maggiore e più profondo, che merita di essere ulteriormente chiarito.

Per cominciare, il digiuno e la preghiera hanno una caratteristica comune che può essere molto profonda. Essi fanno entrambi parte della nostra formazione cristiana, perché approfondiscono il nostro rapporto con Dio e con il prossimo.

Per questo motivo, la preghiera ed il digiuno rappresentano, in certo senso, due pilastri della nostra fede.

Sia il ricco che il povero sono chiamati a digiunare. I poveri devono digiunare perché non si amareggino completamente; il digiuno, infatti, li aiuterà a liberare il proprio cuore dal peso della povertà. Ad un povero non viene chiesto di donare denaro agli altri poveri. Il suo digiuno gli permetterà di accettare la sua povertà e dignità e, di conseguenza, di estraniarsi più facilmente dalla sua condizione. I ricchi devono digiunare perché non si chiudano in loro stessi. A causa del benessere, essi corrono il rischio di allontanarsi dalla loro propria natura, da chi è loro vicino e da Dio. Il digiuno li aiuterà ad equilibrare i propri bisogni.

Il digiuno è uno dei principi fondamentali della vita cristiana; esso mette in grado il devoto di vivere in accordo con la volontà di Dio in tutte le circostanze. Attraverso la pratica del digiuno, la volontà di Dio diventa più facilmente riconoscibile e viene persa di vista più raramente. Proprio come il respiro è la funzione fondamentale della vita fisica, così il digiuno e la preghiera sono le funzioni fondamentali della vita spirituale.

 

DIGIUNO E PREGHIERA, UN PROCESSO DI PURIFICAZIONE

Come abbiamo già specificato, il digiuno non richiede la completa astinenza da cibi e bevande. Al contrario, i messaggi affermano esplicitamente che, nei giorni di digiuno, possiamo mangiare del pane e bere dell’acqua.

Perché il nostro digiuno divenga semplice e “dolce”, dobbiamo pregare molto. La preghiera nei giorni di digiuno deve servire come un punto di riferimento lungo il cammino che dobbiamo percorrere.

All’inizio, il digiuno libera il corpo dalle forze negative; permette l’eliminazione delle riserve inutili e delle eccedenze che soffocano il corpo e lo appesantiscono gravemente. La preghiera ci protegge dalle tensioni e dal nervosismo, causati da questo processo di eliminazione. Il digiuno di per sé non ci rende ansiosi: è il corpo che quando diventa consapevole dell’eccedenza che lo soffoca, comincia a reagire. Come accade (anche comprensibilmente) al fumatore che inizia a digiunare dal fumo, egli si accorgerà presto delle catene imposte dall’uso del tabacco. Così il cuore e la mente sono inclini a cercare un equilibrio tra le forze dello spirito e quelle del corpo ed ad assoggettare sempre di più il corpo allo spirito. Questa è sempre una battaglia molto dura, e la preghiera è un aiuto necessario. Per tutti questi motivi, la liturgia quaresimale raccomanda il digiuno che innalza lo spirito e distrugge i vizi. Rafforzando il proprio spirito, una persona diventa più resistente al malessere psicologico e fisico. Così, prolunga la propria vita poiché non è più appesantita da energia inutilizzata. Numerose scoperte in Giappone, India e, soprattutto, in Tibet confermano questa teoria: non c’è che il digiuno per spiegare l’atteggiamento dei loro maestri spirituali, i quali, secondo i nostri criteri occidentali, iniziano le loro attività spirituali piuttosto tardi, spesso dopo aver raggiunto l’età di sessant’anni. Rafforzando il proprio spirito, l’uomo si predispone per avere uno spazio libero nel suo cuore, aperto ad accogliere Dio e le persone che gli sono accanto.

Questo atteggiamento è molto importante. Infatti, se non abbiamo abbastanza forza interiore per perdonare un’offesa o per dimenticare un’ingiustizia, potrebbe insediarsi, nel nostro spirito e nel nostro corpo, una disastrosa amarezza.
In altre parole, il digiuno ci porta a distinguere più facilmente tra ciò che è essenziale e ciò che non lo è, ed allora, arriviamo ad assumere prontamente il giusto atteggiamento per far fronte a qualsiasi situazione. Quando il nostro corpo è purificato e liberato da tutte le costrizioni, il nostro spirito è aperto alle influenze positive. E bene notare, inoltre, che la nostra natura umana è esposta alle influenze “negative”, e che è necessario pregare per contrapporsi ad esse.

Dobbiamo considerare sotto questo aspetto anche la preghiera ed il digiuno di Gesù nel deserto. E’ con queste due armi che il Signore lottava contro Satana, il quale tentava invano di farlo deviare dalla volontà del Padre Suo.

All’obiezione che la tentazione di Gesù si verificava proprio perché Egli digiunava, dobbiamo rispondere che era attraverso il Suo digiuno che Egli trovava la forza per superare la tentazione!

 

DIGIUNARE CON IL CUORE

Attraverso i messaggi di Medjugorje la Madonna ci esorta a digiunare con il cuore. Questa frase non significa nulla di più di quanto Gesù stesso ci ha insegnato. Gesù condanna coloro che, pregando e digiunando, pensano per questo di avere il diritto di giudicare gli altri; in essi il. digiuno non causa alcuna trasformazione nel cuore! Digiunare con il cuore significa, in primo luogo, privarsi del cibo con fede e fiducia anche se ci è difficile farlo. Non dobbiamo mai perdere fiducia in Dio, il Quale desidera che otteniamo solo il bene dal nostro digiuno. Digiunare con il cuore significa attendere ed accettare le trasformazioni suscitate dalla preghiera e dal digiuno, accoglierle e svilupparle. Dobbiamo essere sicuri che i nostri pensieri si trasformeranno, così potremo guardare avanti per crescere nel pentimento e nel perdono. Dobbiamo accettare “l’afflizione” del digiuno! Digiunare con il cuore significa accettare il digiuno soprattutto come mezzo per avvicinarsi a Dio ed al nostro prossimo. Se stessimo ancora pensando a tutte le cose delle quali ci dobbiamo privare e contando i giorni in cui dobbiamo digiunare, ci saremo solo avviati verso la fase più superficiale del digiuno del cuore, che sarà reale solo quando riusciremo spontaneamente a realizzare i nostri intenti. Digiunare con il cuore significa amare ed accettare il nostro cammino con Dio e Maria. Digiunare con il cuore significa amare la libertà più che la schiavitù provocata dalle cose materiali. Digiunare con il cuore significa crescere nell’amore per Dio, che tornerà di nuovo tra noi e che il nostro cuore chiama ogni giorno, desiderandolo come “il cervo desidera l’acqua per vivere”. Digiunare con il cuore, inoltre, significa accrescere la nostra gioia nel Signore. Questo è già abbastanza per iniziare a digiunare con fede e per procedere nel cammino della santità.

Tutto il resto, verrà in seguito!

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